Salina

Salina 001

 Vista panoramica dalla cima del Monte Fossa delle Felci, la montagna più alta delle Isole Eolie, verso il secondo grande vulcano di Salina Monte dei Porri, e in fondo le isole di Filicudi ed Alicudi. Il paese di Leni è alla base sinistra del cono regolare del Monte dei Porri. Foto ripresa l'1 ottobre 2005 da Boris Behncke

Numero di catalogo: non catalogato (Smithsonian Institution, Global Volcanism Program)
Altezza sopra il livello del mare: 962 m (Monte Fossa delle Felci)
Ubicazione: 38.562°N, 14.837°E
Superficie totale: 26.8 chilometri quadrati (isola di Salina)

Salina è la seconda più grande delle isole Eolie, dopo Lipari, e vanta la cima più alta dell'arcipelago, il Monte Fossa delle Felci (962 m).

Salina 003Depositi piroclastici prodotti da attività stromboliana ed episodi di fontane di lava, sul basso fianco orientale del Monte Fossa delle Felci, in un affioramento lungo la strada costiera vicino a Santa Marina di Salina. Foto di Boris Behncke 

 

 

 

 

Salina 002

Depositi di flussi piroclastici emessi durante le eruzioni cataclismiche di Pollara, circa 13 mila anni fa, lungo la strada che collega i paesi di Malfa e Pollara. L'erosione ha messo in rilievo una cruda stratigrafia all'interno del deposito. Foto di Boris Behncke

 

Salina 004Luogo eccezionalmente suggestivo, la depressione del cratere di Pollara - il vulcano più recente di Salina - è incisa profondamente nel versante nord occidentale del Monte dei Porri ed ospita il paesino di Pollara. Questa è la vista dalla cima del Monte dei Porri, ripresa nel 1996 da Boris Behncke

 

 

 

  

Salina 005 

Il fianco sud-orientale del Monte Fossa delle Felci, visto dal laghetto di Lingua. Si nota il complesso di spesse colate (andesiti basaltiche) emesse durante il penultimo (di 4) ciclo nell'evoluzione di questo vulcano. Foto ripresa l'1 ottobre 2005 da Boris Behncke


 

Stromboli

Lo Stromboli (lato nord) visto dal mare, giugno 1997. A sinistra si vede l'abitato di Stromboli. I crateri attivi, che si trovano circa 200 m al di sotto della cima, con emissione di vapore. Foto di Boris Behncke

Numero di catalogo: 0101-04= (Smithsonian Institution, Global Volcanism Program)
Altezza sopra il livello del mare: 924 m
Ubicazione: 38.789°N, 15.213°E
Superficie totale: 12.6 chilometri quadrati (isola di Stromboli)

Lo Stromboli, uno dei pochi vulcani sulla terra in attività quasi continua, costituisce la più settentrionale delle sette Isole Eolie. Il suo edificio si alza più di 920 metri sopra il livello del mare, ma la sua base si trova a una profondità di circa 2000 metri sotto il livello del mare.

Diversamente da quanto possa sembrare quando si vede lo Stromboli a distanza, questo vulcano è molto complesso, rispecchiando la sua storia, che è caratterizzata dalla crescita e successiva distruzione di una serie di edifici vulcanici. La vita di ciascuno di tali edifici sembra terminare con un collasso di settore, cioè una voluminosa frana di roccia, che lascia una enorme nicchia (o un anfiteatro) di collasso. Dopo il collasso più recente, circa 5000 anni fa, un nuovo edificio ha cominciato a costruirsi all'interno dell'ultima nicchia di collasso, che è conosciuto come "Stromboli attuale", il cui versante attivo costituisce la Sciara del Fuoco. I crateri sommitali di questo edificio si trovano ad una quota di 750 m circa, cioè più di 100 metri al di sotto del punto più alto del vulcano. Immediatamente sopra l'area craterica (anche conosciuta come "terrazza craterica") si erge il Pizzo sopra la Fossa, destinazione di molti visitatori che permette una vista spettacolare verso l'interno dei crateri.

Da diversi decenni, si sono potuti distinguere tre crateri principali attivi, uno nell'estremità nord-est dell'area craterica, uno al centro, ed il terzo nella parte sud-ovest. Ognuno di questi crateri contiene diverse bocche eruttive, la cui quantità (e le cui dimensioni) variano a seconda i livelli dell'attività eruttiva. In periodi di attività più intensa, il numero di bocche in attività può essere fino a 10.

I crateri attivi sono luogo di un'attività persistente, in corso da diversi secoli, che normalmente consiste in piccole esplosioni ben separate tra loro, con lanci di frammenti di lava incandescente e variabili quantità di cenere fino a qualche decina o centinaio di metri sopra le bocche. Le esplosioni al solito durano qualche secondo o decina di secondi, e sono ben separate tra loro, con intervalli che possono variare fra un minuto e diverse ore. Tale attività viene chiamata "stromboliana". Durante i periodi di attività più accentuata, alcune bocche producono un'attività di lancio di brandelli lavici quasi continua ("spattering"), che raramente possono portare alla formazione di piccole colate di lava intracrateriche, come alla fine di agosto 2009 e il 7 gennaio 2010.

Eruzioni con emissione di colate laviche (trabocchi dai crateri o apertura di nuove bocche effusive fuori dai crateri) avvengono ad intervalli irregolari (mediamente una o due volte per decennio) e portano alla temporanea cessazione dell'attività stromboliana persistente ai crateri sommitali. Le colate possono raggiungere il mare, dove si formano delta lavici che al solito vengono rapidamente erosi dall'azione del mare. Tali effusioni possono avere durate fra pochi giorni e molti mesi (eruzione 2002-2003: 206 giorni). L'inizio di un'effusione lavica spesso è accompagnato da forte attività esplosiva ai crateri sommitali.

Il fenomeno più pericoloso nell'attività dello Stromboli sono esplosioni più grandi rispetto all'abituale attività stromboliana, cosiddetti "parossismi". Molti di questi eventi lanciano bombe e blocchi di dimensioni plurimetriche nell'area sommitale (il Pizzo sopra la Fossa). Durante i parossismi più forti, la ricaduta di materiale piroclastico incandescente può causare incendi nella vegetazione sulle pendii esterne del vulcano. I parossismi più forti negli ultimi 100 anni sono stati quelli del 1919, 1930, 2003, 2007 e quelli del 3 luglio e 28 agosto 2019. 

Stromboli_Strombolian_400

Tipica attività "stromboliana" vista di notte, con le traiettorie dei frammenti incandescenti visibili come strisce paraboliche rosse e gialle. Foto presa in luglio 2002 da Boris Behncke

 

Stromboli_20070227_01_400

Inizio di un'eruzione effusiva dello Stromboli, 27 febbraio 2007. Si distinguono due colate laviche che raggiungono il mare alla base della Sciara del Fuoco, formando nubi di vapore bianco al contatto con l'acqua. Sono inoltre visibili delle nubi marroni, causate da frane sul ripido pendio della Sciara del Fuoco. Foto di Sonia Calvari

 

Stromboli_20030405SC_400

Esplosione "vulcaniana" dello Stromboli, 5 aprile 2003, vista dall'elicottero della Protezione Civile. Tali esplosioni possono avvenire in periodi di attività persistente "normale", ma anche durante le eruzioni effusive. Esse rappresentano il più grande pericolo sia per gli abitati sull'isola che per i visitatori del vulcano. Foto di Sonia Calvari

 

Evoluzione geologica di Stromboli

Stromboli ha una superficie di 12.2 km2, si eleva fino ai 924 m s.l.m. di Vancori, partendo dal basamento metamorfico posto ad una profondità di circa 2000 m. La sua morfologia, ricordata anche dall’antico nome greco "Strongyle" che significa rotonda, è molto semplice, costituendo il prodotto del susseguirsi di vari cicli vulcanici di uno stesso edificio centrale. Stromboli, in realtà, ha una forma leggermente allungata in direzione NE, verso l’isolotto di Strombolicchio, un neck eccentrico posto a circa due km dall’isola principale (Rosi, 1980). Sul versante settentrionale è presente una struttura di collasso chiamata Sciara del Fuoco riconoscibile fino ad una profondità di circa 1700 m sotto il livello marino (Romagnoli et al. 1993). Questa struttura raccoglie i materiali piroclastici e lavici eruttati dai crateri sommitali.

L’attività visibile più antica (circa 200 ka) si trova a Strombolicchio (Gillot e Keller, 1993), mentre quella di Stromboli è più giovane di circa 100.000 anni. L’attività attuale è legata a tre bocche poste su una terrazza alla quota di 750 m s.l.m. a NO di Pizzo sopra la Fossa. L’attività tipica è quella stromboliana, con rare effusioni laviche e sporadiche colate piroclastiche, lahar e nubi ardenti (Barberi et al. 1993).

La geologia dell’isola è stata oggetto di numerosi studi finalizzati alla ricostruzione spazio-temporale degli eventi vulcanici (Rosi, 1980, Francalanci et al. 1986, Francalanci et al. 1989, Hornig-Kjarsgaard et al. 1993, Gillot e Keller , 1993, Keller et al. 1993 e Pasquarè et al. 1993). Vari autori concordano nel dividere l’attività dell’isola in cinque periodi principali: Strombolicchio, Paleostromboli, Vancori, Neostromboli e Stromboli Recente 

Periodo I - É rappresentato dalle vulcaniti del neck di Strombolicchio alto 49 m, datato 204 ka (Gillot e Keller, 1993) e costituito da dicchi, brecce e lave.

Periodo II - Comprende i prodotti più antichi dell’isola di Stromboli (Paleostromboli I) che hanno formato uno stratocono alto circa 400 m; la sua attività è iniziata circa 85 ka fa nel settore meridionale dell’isola, con l’emissione di colate laviche e piroclastiti da ricaduta, freatomagmatiche e lahar. Il ciclo è stato chiuso da un collasso calderico (64 ka).

Periodo III - Paleostromboli II ha iniziato la sua attività nella stessa area di Paleostromboli I, circa 64 ka (datazioni K/Ar Gillot e Keller, 1993) riempiendo la caldera formatasi al termine di Paleostromboli I, con le lave basiche e le scorie dell’unità di Rina Inferiore (Hornig-Kjarsgaard et al. 1993) e con le successive lave e scorie dell’Omo dove è facile rinvenire xenoliti magmatici e quarzosi.

Periodo IV - Paleostromboli III riprende i caratteri marcatamente più esplosivi di Paleostromboli I, con l’emissione (circa 35 ka) delle piroclastiti del Vallone di Rina e di quelle di Malo Passo e poi di colate laviche (Hornig, 1984). La sequenza è terminata con la messa in posto delle Piroclastiti di Cavoni e delle brecce esplosive del centro di Malo Passo.

Periodo V - Nel settore nordorientale dell’isola, in discordanza angolare con i prodotti di Paleostromboli I e II, sono state messe in posto le piroclastiti di Scari (Hornig-Kjarsgaard et al. 1993), un complesso piroclastico con intercalate piccole colate laviche, ricollegabile ad un centro esterno al più grande Paleostromboli. La presenza all’interno della serie di Scari del marker regionale chiamato " Ischia Layer", una cinerite ocra ricollegabile, probabilmente, all’eruzione del Tufo Verde del M. Epomeo sull’isola di Ischia (Morche, 1988), lo fa ritenere coevo rispetto (35 ka fa). La sequenza stratigrafica è chiusa da depositi freatomagmatici poggianti su coltri lapillose.

Periodo VI - Alla fine dell’attività di Paleostromboli III, una grande caldera sommitale occupava l’area craterica (Rosi, 1980). Circa 26 ka fa, le lave basiche del centro di Vancori, hanno iniziato a fluire all’interno della depressione, riempiendola parzialmente, a causa del perdurare dei processi di subsidenza. Le ultime lave emesse, hanno ricoperto tutta l’area sommitale e oggi affiorano presso i Vancori e presso Frontone; e, costituiscono la cima dell’attuale vulcano (924 m s.l.m.). Un nuovo evento vulcano-tettonico ha interessato successivamente l’edificio, innescando un collasso dell’intera porzione occidentale e settentrionale del vulcano, accompagnato dall’emissione della breccia di Frontone.

Periodo VII - Leggermente al di sotto della cima di Vancori, si è formato, circa 13 ka fa, il cono di Neostromboli. L’attività di questo centro ha prodotto effusioni laviche su tutto il fianco occidentale (Vallonazzo, Timpone del Fuoco, Nel Cannestrà, Punta Labronzo).

Periodo VIII - Circa 6 ka fa, dopo un grande collasso che ha interessato il fianco occidentale formando la Sciara del Fuoco, è iniziata l’attività della Sciara, o Stromboli Attuale; una serie di dicchi affioranti lungo le rimanenze dei depositi del Neostromboli segnalano le linee di debolezza strutturale lungo le quali il magma è andato ad infiltrarsi. I prodotti sono rappresentati dalle lave del centro periferico di S. Bartolo, dalle cineriti del cono di Pizzo sopra La Fossa (918 m), dalle lave della Fossetta e dalle lave e piroclastiti della Sciara.

L'attività di Stromboli

Attività eruttiva

  • Esplosioni di modesta energia ogni 25-35 minuti, con espulsione di bombe, ceneri e lapilli che ricadono attorno all’area craterica (attività persistente);
  • Violente ed improvvise esplosioni, con espulsione di materiale incandescente che ricade sulla porzione sommitale dell’isola;
  • Più raramente, violentissime esplosioni con espulsione di materiale incandescente e litici che ricadono in aree molto vaste, fino a danneggiare i due villaggi dell’isola, accompagnate occasionalmente da flussi piroclastici;
  • Flussi lavici originati dai crateri sommitali, che discendono le pareti della Sciara del Fuoco.

Rischio vulcanico

I numerosi turisti che visitano l’area craterica corrono un serio rischio poiché non è possibile determinare in anticipo l’intensità e la direzione delle esplosioni, nè l’area di ricaduta dei prodotti esplosivi.
Meno frequentemente, gli ejecta eruttati dagli eventi parossistici possono colpire le case dei due villaggi, che possono anche venire parzialmente sommersi da onde di maremoto generate da frane della Sciara del Fuoco.

Bibliografia

  • Barberi, F., Rosi M. and Sodi A. (1993): Volcanic hazard assessment at Stromboli based on review of historical data., Acta Vulcanologica, 3, 173-187.
  • Francalanci, L., Manetti P. and Peccerillo A. (1986): Evoluzione vulcanologica e magmatologica dell’isola di Stromboli. Bollettino G.N.V., 1986, 261-282.
  • Francalanci, L., Manetti P. and Peccerillo A (1989): Volcanological and magmatological evolution of Stromboli volcano (aeolian Islands): the role of fractional crystallization, magma mixing, crustal contamination and source heterogeneity. Bulletin of Volcanology, 51, 355-378.
  • Gillot, P.Y. and Keller J. (1993): Age dating of Stromboli. Acta Vulcanologica, 3, 69-77.
  • Hornig, I. (1984): Vulkanologische Kartierung von West-Stromboli (Äolische Inseln/Italien). Laurea thesis, University of Freiburg.
  • Hornig-Kjarsgaard, I., Keller J., Koberski U., Stadlbauer E., Francalanci L. and Lenhart R. (1993): Geology, stratigraphy and volcanological evolution of the island of Stromboli, Aeolian arc, Italy. Acta Vulcanologica, 3, 21-68.
  • Keller, J., Hornig-Kjarsgaard I., Koberski U., Stadlbauer E., Francalanci L. and Lenhart R. (1993): Geological Map of the Island of Stromboli. Acta Vulcanologica.
  • Morche, W. (1988): Tephrochronologie der Äolischen Inseln. Laurea thesis, University of Freiburg.
  • Pasquarè, G., Francalanci L., Garduno V.H. and Tibaldi A. (1993): Structure and geologic evolution of the Stromboli volcano, Aeolian Islands, Italy. Acta Vulcanologica, 3, 79-89.
  • Romagnoli, C., Kokelaar P., Rossi P.L. and Sodi A. (1993): The submarine extension of Sciara del Fuoco feature (Stromboli isl.): morphologic characterization. Acta Vulcanologica, 3, 91-98.
  • Rosi, M. (1980): The island of Stromboli. Rendiconti della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia, 36, 345-368.

 

Vulcano


Il cono attivo di Vulcano (cono della Fossa) con il cratere storicamente attivo, che si trova a pochi passi dal paese di Vulcano Porto, visto dall'orlo della Caldera della Fossa. Si nota la lingua di lava riolitica conosciuta come "Pietre Cotte" che, traboccando dall'orlo craterico, si è arrestata appena raggiunta la base del cono, durante un'eruzione nel 1739. Inoltre è ben visibile, sul versante più basso del cono, il deposito piroclastico grigio scuro dell'ultima eruzione, nel 1888-1890. Foto ripresa il 2 ottobre 1996 da Boris Behncke

Numero di catalogo: 0101-05= (Smithsonian Institution, Global Volcanism Program)
Altezza sopra il livello del mare: 500 m
Ubicazione: 38.404°N, 14.962°E
Superficie totale: 21 chilometri quadrati (isola di Vulcano)

 

Vulcano, origine del termine oggi applicato per tutti i vulcani nel mondo, è la più meridionale delle Isole Eolie. La sua frequente attività nell'epoca classica ha ispirato i greci di supporre che il Dio di Fuoco, Efesto, lavorasse nella sua forgia all'interno del cono attivo, ora conosciuto come "cono della Fossa".

L'isola di Vulcano consiste in tre diversi edifici vulcanici, parzialmente distrutti da collassi calderici. La parte meridionale dell'isola è costituita dal "vulcano Primordiale", troncato dalla caldera del Piano. Verso nord si trova l'edificio di Lentia-Mastro Minico, che è stato largamente distrutto dal collasso della caldera della Fossa, circa 14 mila anni fa. Questa caldera contiene il cono della Fossa, formatosi negli ultimi 5500 anni. La parte più settentrionale dell'isola è la penisola di Vulcanello, la cui formazione comincia con un'eruzione sottomarina nel 2° sec. a.C., portando alla nascita di un'isola nello stretto fra Vulcano e Lipari. Le ripetute eruzioni di questa nuova isola la fanno crescere, e nel medioevo essa si unisce all'isola di Vulcano. L'ultima eruzione di Vulcanello risale al XVI secolo.

Negli ultimi secoli, invece, l'attività si è concentrata al cratere della Fossa. Un ciclo eruttivo importante ha inizio nel 1727, e nel 1739 viene emessa la colata riolitica di "Pietre Cotte", la più recente attività effusiva di Vulcano. Durante i 150 anni consecutivi, si registra un'attività esplosiva sporadica, che culmina nell'ultima eruzione di Vulcano, che si svolge fra il 2 Agosto 1888 ed il 22 Marzo 1890. Questa eruzione è l'evento tipo che ha portato all'introduzione del termine di attività "vulcaniana", caratterizzata da distinte esplosioni molto forti, che emettono frammenti di lava in stato quasi solido. Sono famose le numerose grandi bombe "a crosta di pane" che furono lanciate fino alla zona ora occupata dal paese di Vulcano Porto. Essendo allora disabitata la zona, non ci furono nè vittime umane nè danni materiali di grandi proporzioni, anche se la ricaduta di materiale piroclastico e le onde di choc causate dalle più forti esplosioni hanno causato danni ad edifici sull'isola vicina di Lipari.

Dalla fine dell'ultima eruzione, Vulcano si trova in uno stato di quiete eruttiva, ma questo "sonno" è a volte disturbato da crisi di attività sismica e aumenti nelle emissioni e temperature fumaroliche, la più recente cominciatasi nel 1985. Ciò sottolinea il grande rischio che correrebbe soprattutto il villaggio di Vulcano Porto, ubicato immediatamente alla base del cono della Fossa, in caso di una ripresa dell'attività eruttiva. 

 

Vulcano

Attività fumarolica nella parte settentrionale del cratere (Fossa Grande) di Vulcano, 6 novembre 1990, durante una fase di agitazione geofisica e di emissioni gassose insolitamente intense. Foto di Boris Behncke

 

Vulcano_sulfur_400

Depositi di zolfo nell'area fumarolica sull'orlo settentrionale del cratere della Fossa di Vulcano, 1995

 

Il fianco nord orientale di Vulcanello, dovuto all'erosione marina, mostra una bella sezione stratigrafica attraverso il cono piroclastico formatosi entro il 2° secolo a.C. e il periodo medievale. Foto ripresa nell'estate del 2002

 

Evoluzione geologica di Vulcano

L’isola di Vulcano, terza per dimensioni (22 km2), è la più meridionale dell’arcipelago, e dista non più di 20 km dalla costa settentrionale della Sicilia. Come tutte le altre isole, consiste interamente di rocce vulcaniche ed insieme con Stromboli, è l’unica che presenti ancora un’attività vulcanica. 
Dall’ultima eruzione, nel 1888-1890, Vulcano è entrato in uno stato di diffusa attività fumarolica, visibile sulla spiaggia di Porto di Levante e sul cratere della Fossa di Vulcano, accompagnata da terremoti e da rigonfiamenti dei fianchi del cono. L’eruzione del 1888-1890 ha presentato delle caratteristiche peculiari che hanno giustificato l’introduzione dell’espressione eruzione vulcaniana per classificare tutte le eruzioni con caratteristiche similari (Mercalli , 1907). 
L’isola, che s’innalza per più di 600 metri da una profondità di più di 1000 m (Gabbianelli et al. 1991), sorge, insieme con Lipari e Salina, lungo una struttura litosferica ribassata, orientata NNO-SSE, formatasi per i movimenti distensivi avvenuti negli ultimi 200 ka, responsabili anche dello sprofondamento del basamento ercinico (Barberi et al. 1994). Inoltre, la presenza della faglia trascorrente destra "Tindari-Letojanni" (Ghisetti , 1979, Gasparini et al. 1985 e Fabbri et al. 1980), potrebbe essere la responsabile dei principali collassi strutturali avvenuti a Vulcano.

L’attività magmatica subaerea è iniziata circa 120 ka fa, alla fine dell’ultima oscillazione del livello del mare, alternando fasi di emissione magmatica a collassi vulcano-tettonici e generando, in questo modo, una complessa ed articolata morfologia. La prima carta geologica è di Keller (1980b), poi seguita da numerosi lavori di dettaglio finalizzati alla ricostruzione di alcune particolari sequenze eruttive sull’isola (Frazzetta et al. 1983, De Astis et al. 1989 e Gurrieri et al. 1991). Grazie a questi lavori è stato possibile identificare 6 periodi di attività sull’isola:

Periodo I - L’attività di Vulcano Primordiale è iniziata 113 ka fa (De Astis et al. 1989 e Frazzetta et al. 1983) (datazioni K/Ar), con emissioni di lave tipo "aa" intercalate a scorie che hanno formato un vasto apparato centrale, i cui prodotti affiorano oggi lungo le coste occidentali, orientali e meridionali. La sua forma, allungata in direzione NW - SE, potrebbe essere stata causata dalla progressiva migrazione dei centri eruttivi lungo questa direzione. Sui versanti orientali del vulcano, i processi erosivi hanno portato alla luce sciami di dicchi con direzione radiale; solo alcuni di essi, tuttavia, appartengono a questo periodo. I collassi che si sono verificati hanno formato una caldera quasi perfettamente circolare (Caldera del Piano) troncata nella sua porzione settentrionale.

Periodo II - La seconda fase d'attività, è iniziata 98 - 78 ka fa da numerosi coni di scorie (M. Rosso, M. Molineddo, La Sommata, Piano Luccia) edificatisi all’interno della caldera, lungo faglie circolari esterne (circa 50 - 20 ka fa - Gelso, Quadrara, Spiaggia Lunga).

Periodo III - Nel terzo periodo di attività magmatica, circa 15 - 14 ka fa, si è formato il complesso di Lentia-Mastro Minico, i cui resti sono costituiti essenzialmente da cupole laviche esogene e colate molto viscose. Le vulcaniti che affiorano lungo le alte coste nord-occidentali sono attraversate dalle faglie circolari che si sono formate quando la struttura centrale dell’apparato è collassato, formando la Caldera della Fossa.

Periodo IV - L’attività vulcanica è ripresa nuovamente all’interno della nuova depressione (Caldera della Fossa) fra 15 e 8 ka fa, con l’emissione di colate piroclastiche e colate di lava da vari centri periferici, alcuni dei quali localizzabili in mare aperto (Tufi di Grotte dei Rossi). Le lave basiche del Monte Saraceno (il picco più alto dell’isola) chiudono questa fase di attività.

Periodo V - Circa 5.5 ka fa, nella nuova caldera, si è formato il grosso e tozzo cono de La Fossa, costituito da piroclastiti e lave viscose, alcune delle quali sono state emesse dal cono parassita di Forgia Vecchia (1727 d.C.). Dopo la crisi recente terminata nel 1995 e l’innalzamento delle temperature dei gas oltre i 700° C, il cratere è tornato alla normale attività fumarolica di media temperatura e qualche terremoto strumentale.

Periodo VI - L’ultimo apparato vulcanico è quello dì Vulcanello, formatosi come una piccola isola forse nel 183 a.C. e successivamente collegato a Vulcano da un istmo sabbioso. È formato da tre o quattro centri d'emissione allineati in direzione ENE-WSW che hanno emesso sottili colate di lava alcalina e scarsa attività freatomagmatica. La piattaforma lavica di Vulcanello, tagliata da un sistema di faglie con direzione NW-SE e N-S. L’ultima eruzione è avvenuta nel XVI secolo d.C. con l’emissione della lava trachitica della Valle del Roveto. Alle prime fasi di Vulcanello si fa risalire anche la formazione del Faraglione di Vulcano Porto, un blocco di lave e piroclastiti completamente fumarolizzato.

Proprio sotto al paese di Vulcano Porto e lungo tutto l’istmo che collega Vulcano a Vulcanello, è possibile notare la presenza di manifestazioni termali (fumarole e fanghi caldi).

L'attività di Vulcano

Caratteristiche dell’ultima attività eruttiva del cratere “La Fossa”

  • Esplosioni vulcaniane violente ed improvvise, con litici pesanti varie tonnellate scagliati ad oltre 1 km di distanza dal cratere;
  • Veloci flussi piroclastici;
  • Viscosi flussi lavici ricchi di ossidiana.

Caratteristiche del più recente evento eruttivo a “Vulcanello”

  • Esplosioni di bassa energia (da “spattering” ad attività stromboliana);
  • Occasionali esplosioni idrotermali (”surge” piroclastici);
  • Flussi lavici basaltici.

Rischio vulcanico

L’area urbana di Vulcano Porto è minacciata da possibili eruzioni: sia effusive da Vulcanello, sia esplosive da “La Fossa”, i cui prodotti piroclastici possono raggiungere facilmente le case del villaggio. Attualmente il rischio principale è rappresentato dal rilascio di gas tossici (CO, CO2, H2S, HNO, SO2) che risalgono attraverso numerose fratture del suolo poste in prossimità delle case. Per questo motivo questo tipo di attività è continuamente monitorata.

Bibliografia

  • Barberi F., Gandino A., Gioncada A., La Torre P., Sbrana A. and Zenucchini C. (1994): The deep structure of the Eolian arc (Filicudi-Panarea-Vulcano sector) in light of gravity, magnetic and volcanological data. Journal of Volcanology and Geothermal Research, 61, 189-206.
  • De Astis G., Frazzetta G. and La Volpe L. (1989): I depositi di riempimento della Caldera del Piano e i depositi della Lentia. Bollettino G.N.V., 1989 (2), 763-778.
  • Fabbri A., Ghisetti F. and Vezzani L. (1980): The Peloritani-Calabria range and the Gioia basin in the Calabrian arc (Southern Italy): relationships between land and marine data. Geologica Romana, 19, 131-150.
  • Frazzetta G., La Volpe L. and Sheridan M.F. (1983): Evolution of the Fossa cone. Journal of Volcanology and Geothermal Research, 17, 329-360.
  • Gabbianelli G., Romagnoli C., Rossi P.L., Calanchi N. and Lucchini F. (1991): Submarine morphology and tectonics of Vulcano (Aeolian Islands, Southern Tyrrhenian Sea). Acta Vulcanologica, 1, 135-141.
  • Gasparini C., Iannaccone G. and Scarpa R. (1985): Fault-plane solutions and seismicity of the Italian peninsula. Tectonophysics, 117, 59-78.
  • Ghisetti F. (1979): Relazioni tra strutture e fasi trascorrenti e distensive lungo i sistemi Messina-Fiumefreddo, Tindari-Letojanni e Alia-Malvagna (Sicilia nord-orientale): uno studio microtettonico. Geologica Romana, 18, 23-58.
  • Gurrieri S., Donati G., Russo S., Ioppolo S., Maccarrone E. and Stagno F. (1991): Studio petrologico di piroclastiti del ciclo recente della Fossa e di Vulcanello (Isola di Vulcano, Isole Eolie, Italia). Memorie della Società Geologica Italiana, 10, 281-307.
  • Keller J.(1980): The island of Vulcano. Rendiconti Società Italiana di Mineralogia e Petrologia, 36 (1), 369-414.
  • Mercalli G. (1907): I vulcani attivi della Terra. 119 pp., Hoepli, U., Milan.

Panarea

L'isola di Panarea vista da est in estate 2002, con lo scoglio del Dattilo in primo piano a sinistra. Foto di Boris Behncke

Numero di catalogo: 0101-041 (Smithsonian Institution, Global Volcanism Program)
Altezza sopra il livello del mare: 421 m
Ubicazione: 38.63°N, 15.07°E
Superficie totale: 3.4 chilometri quadrati (isola di Panarea)

Panarea è la più piccola delle Isole Eolie, ma contra fra i vulcani potenzialmente attivi dell'arcipelago. Considerata fino a recentemente un vulcano "estinto", si hanno ora dei dati che indicano un vulcanismo molto più giovane, possibilmente di età olocenica. Inoltre esiste, nella zona degli isolotti e scogli ad est di Panarea, una zona di attive fumarole sottomarine, conosciuta già all'epoca greco-romana, e luogo di uno spettacolare aumento delle emissioni gassose nell'autunno 2002.

Panarea fa parte di un grande apparato vulcanico per lo più sommerso, di cui la porzione emersa, comprensiva degli scogli di Dattilo, Basiluzzo, Lisca Bianca e Lisca Nera, rappresenta solamente l’orlo di una depressione vulcano-tettonica di forma ellittica con asse maggiore orientato E-O. Questa struttura vulcanica si estende complessivamente per 460 km2, sollevandosi da una profondità di 1000 m circa; la porzione emersa, profondamente interessata dai processi di modellamento operati dall’erosione superficiale e dalla tettonica, si presenta molto aspra nei versanti occidentali e settentrionali per la presenza di ripide falesie, mentre in quelli meridionali ed orientali è possibile notare la presenza di tre terrazzi marini testimonianti sia l’azione erosiva operata dal mare, sia il sollevamento relativo avvenuto in successivi stadi (carta geologica dell’isola).

I profili di due duomi lavici di Punta del Tribunale e Castello nella parte meridionale di Panarea, fotografati nel 2002 da Boris Behncke

L'isolotto di Basiluzzo, ubicato a circa 4 km a nord-est di Panarea, è probabilmente il prodotto dell'attività vulcanica più recente nel complesso di Panarea. Basiluzzo è un duomo lavico riolitico, costruito circa 50 mila anni fa. Vista da nord, estate 2002. Foto di Boris Behncke

 

Panarea_2002_01_400

Vista aerea del complesso vulcanico di Panarea, con una zona di mare discolorato ed agitato nell'area fumarolica sottomarina ad est di Panarea, 5 Novembre 2002. Foto INGV

Evoluzione geologica di Panarea

Panarea (3.3 km2) fa parte di un grande apparato vulcanico per lo più sommerso, di cui la porzione emersa, comprensiva degli scogli di Dattilo, Basiluzzo, Lisca Bianca e Lisca Nera, rappresenta solamente l’orlo di una depressione vulcano-tettonica di forma ellittica con asse maggiore orientato E-O. Questa struttura vulcanica si estende complessivamente per 460 km2, sollevandosi da una profondità di 1000 m circa; la porzione emersa, profondamente interessata dai processi di modellamento operati dall’erosione superficiale e dalla tettonica, si presenta molto aspra nei versanti occidentali e settentrionali per la presenza di ripide falesie, mentre in quelli meridionali ed orientali è possibile notare la presenza di tre terrazzi marini testimonianti sia l’azione erosiva operata dal mare, sia il sollevamento relativo avvenuto in successivi stadi (carta geologica dell’isola).

Le lave più antiche affiorano nel settore sud occidentale dell’isola e sono state eruttate circa 150 ka fa (Calanchi et al., 1999). L’attività vulcanica è presente tutt’oggi in forma di attività fumarolica, diffusa intensamente ad una profondità di circa 20 m, tra le isole di Bottaro, Dattilo, Lisca Nera, Lisca Bianca e Panarelli ed in superficie, in località Calcara.

L’assetto geologico dell’area di Panarea è il risultato di un’attività vulcanica piuttosto complessa caratterizzata da eventi effusivi ed esplosivi, con messa in posto di coperture piroclastiche, emesse da centri, anche esterni all’isola, allineati lungo un orientamento NE-SO.

Periodo I - Nei prodotti di questa fase, definita come Paleo-Panarea (Rossi et al., 1987) rientrano tutte le piroclastiti, lave, duomi e dicchi legati all’attività di molteplici centri effusivi (Ditella, P.ta Muzza, P.ta Scritta, Palisi) ubicati, approssimativamente, nel settore occidentale e settentrionale dell’isola.

Periodo II - Un’importante discontinuità angolare separa i prodotti di Paleo-Panarea, spianati dall’erosione marina, da quelli del sintema Cala Bianca, datati 132 ka. In questa fase l’attività si è spostata nel settore occidentale dell’isola, con l’emissione di colate laviche andesitiche e la formazione di duomi, localmente sovrastati da una formazione piroclastica costituita da brecce e lapilli.

Periodo III - Un nuovo episodio di erosione marina separa i prodotti del sintema di Caletta dei Zimmari, attivo tra 132 e 127 ka. In questo periodo sono state emesse varie colate laviche altamente viscose da più punti allineati in direzione NNE-SSO e NO-SE. Appartengono a questa fase anche le cupole del centro della Fossa.

Periodo IV - Al termine della attività della Caletta dei Zimmari, è subentrata una stasi nell’attività vulcanica di quella parte dell’isola, ma sono avvenute delle eruzioni localizzate ad oriente, causando l’edificazione dei centri di Panarelli, Dattilo, Le Formiche, Bottaro, Lisca Bianca e Lisca Nera, intorno a 130 ka (Gabbianelli et al., 1990). I prodotti consistono in lave viscose massive, ora spesso alterate, emesse da piccoli centri monogenici.

Periodo V - Durante questo ciclo sono state emesse numerose e potenti colate laviche affioranti soprattutto nel settore centro occidentale di Panarea (Punta del Corvo), e una sequenza di lave e piroclastiti, presenti lungo la costa orientale di Panarea.

Periodo VI - Al termine dell’attività del centro di Punta del Corvo, circa 124 ka fa, dopo un'importante stasi nell’attività eruttiva durata fino a circa 59 ka e che ha permesso all’erosione marina di elaborare estesamente le vulcaniti già messe in posto, è iniziata l’attività prevalentemente esplosiva di Grotta delle Palombe e quella mista del centro di Basiluzzo e di Punta Torrione. Alla fine di questo ciclo magmatico, un’intensa attività tettonica ha sconvolto la morfologia dell’isola (Lanzafame e Rossi, 1984); tutto il settore centrale viene ribassato fino ad una profondità di 100 m, con movimenti che sono presumibilmente ancora in atto, dal momento che presso le fumarole sottomarine tra gli scogli di Dattilo, Lisca Bianca, Lisca Nera e Panarelli sono state trovate testimonianze archeologiche di antiche terme romane.

Bibliografia

Calanchi, N., C.A. Tranne, F. Lucchini, P. Rossi e I.M. Villa (1999): explanatory notes to the geological map (1:10,000) of Panarea and Basiluzzo islands (Aeolian arc. Italy). Acta Vulcanologica, 11 (2), 223-243.

Gabbianelli, G., P.Y. Gillot, G. Lanzafame, C. Romagnoli, and P.L. Rossi (1990): tectonic and volcanic evolution of Panarea (Aeolian Islands, Italy). Marine Geology, 92 (3-4), 313-326.

Lanzafame, G. e P.L. Rossi (1984): evidenze di attivitá tettonica recente a Panarea (Eolie): implicazioni vulcanologiche. Geologica Romana, 23, 131-140.

Rossi, P.L., N. Calanchi, G. Gabbianelli e G. Lanzafame (1987): nuovi dati strutturali sull’Isole di Salina ed area sottomarina circostante. Bollettino del Gruppo Nazionale per la Vulcanologia (GNV), 1987, 611-616.