PERICOLOSITA’ E RISCHIO SISMICO IN SICILIA

Pericolosità Sismica Home 500x350Storicamente la Sicilia ha subito numerosi terremoti catastrofici (M ≥7), senza dubbio tra i maggiori avvenuti in Italia anche per numero di vittime. Gli eventi del 1693 in Val di Noto o il terremoto di Messina del 1908 sono certamente i più noti e interessano non solo l’intero settore orientale della Sicilia, ma anche la zona ovest della regione, quest’ultima fortemente segnata anche dagli effetti distruttivi delle scosse del 1968 in Valle del Belice (Tab. 1). Allo stesso tempo, numerosi sono i cosiddetti “terremoti minori” (M5-6) che interessano diffusamente l’intero territorio siciliano, e pur tuttavia capaci di produrre egualmente danneggiamenti gravi e distruzioni localizzate. Ne rappresentano esempi recenti gli eventi del 1990 nel siracusano (terremoto di S. Lucia), del 1993 a Pollina (Madonie) e del 2002 a Palermo, a cui si aggiungono i numerosi sciami sismici e terremoti vulcano-tettonici che avvengono all’Etna.. Il più recente tra questi è il terremoto del 26 dicembre 2018 (M49), che ha danneggiato gravemente il territorio tra Fleri e Pisano lasciando “sul campo” oltre 1.100 senza-tetto.

 

 

Tab. 1 - Principali terremoti avvenuti in Sicilia dall’anno 1000 ad oggi, estratti dal Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani CPTI15 (Rovida et al., 2016). Alcuni eventi extra-regionali hanno tuttavia forte impatto sulla Sicilia.

L’elevata pericolosità sismica del territorio regionale siciliano è il risultato di un processo geodinamico molto attivo a scala del Mediterraneo Centrale, che determina rilasci sismici significativi lungo i margini settentrionale ed orientale dell’isola, e negli antistanti settori sommersi, dove peraltro possono generarsi maremoti come documentato storicamente. La sismicità strumentale recente, pur rimarcando in maniera abbastanza evidente alcune delle principali aree sismiche siciliane (Fig. 1), non permette tuttavia una esaustiva caratterizzazione delle strutture sismogenetiche ipotizzate dagli studi di sismologia storica e archeo-sismologia, o da quelli di tettonica attiva.

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Fig. 1- Sismicità strumentale dal 1985 al 2018, rappresentata per classi di profondità (colore) e magnitudo (dimensioni cerchi). I quadrati mostrano gli epicentri dei principali eventi storici.

Le sorgenti dei forti terremoti che hanno colpito la Sicilia non sono state ancora inequivocabilmente identificate, Tuttavia il catalogo delle sorgenti sismogeniche in Italia (Database of Individual Seimogenic Sources, DISS Working Group, 2018), sulla base di evidenze geologiche, sismologiche e geofisiche, ha individuato numerose strutture capaci di produrre terremoti di magnitudo superiore a 5.5. La Figura 2 mostra i risultati per la Sicilia, distinguendo tra Sorgenti Individuali, che non necessariamente rappresentano tutte le sorgenti potenzialmente esistenti - perché i terremoti per i quali sono state derivate sono un sottoinsieme di tutti i terremoti - e Sorgenti Composite, che rappresentano un insieme omogeneo di possibili sorgenti sismogenetiche. Infine, nel DISS sono riportate anche le Sorgenti Dibattute (o incerte), ovvero aree attorno a faglie attive proposte in letteratura come sorgenti potenzialmente sismogenetiche per le quali tuttavia esistono opinioni fortemente contrastanti nella letteratura sismologica.

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Fig. 2 - Mappa delle sorgenti sismogenetiche potenzialmente attive in Sicilia e nelle aree circostanti (Database of Individual Seismogenic Sources, DISS 3.2.1).

Come evidenziato dalla vigente Mappa di Pericolosità Sismica nazionale (Fig. 3) (MPS, http://zonesismiche.mi.ingv.it), la Sicilia è dunque una regione ad elevata pericolosità su cui è importante approfondire la conoscenza del territorio e dei fenomeni sismici che qui si manifestano,  attraverso sia un monitoraggio multi-parametrico continuo ed esteso, e sia di analisi finalizzate ad una miglior caratterizzazione, dei fattori che la determinano a scala locale.
La  presenza di un patrimonio edilizio generalmente vulnerabile, che nelle grandi aree urbane metropolitane assume connotazioni estremamente rilevanti (Palermo, Catania e Messina in primis) determina un elevato rischio sismico; quest'ultimo ulteriormente esasperato dalla presenza di importanti poli industriali, essenzialmente petrolchimici, in vari settori dell’isola (Siracusa, Milazzo, Gela, Porto Empedocle).

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 Fig. 3 – Dettaglio della mappa di pericolosità sismica per la regione Sicilia (da Gruppo di Lavoro MPS, 2004). Si noti che l’intero settore orientale dell’isola è esposto a valori significativi di scuotimento (accelerazione max attesa, PGA).

In Italia le valutazioni del rischio a livello nazionale sono da sempre basate sull’unico dato disponibile per l’intero patrimonio edilizio residenziale, che scaturisce dai censimenti condotti dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT). Questi dati, seppur estremamente poveri nel contenuto informativo, hanno comunque permesso una caratterizzazione della vulnerabilità sismica degli edifici e, uniti agli studi sulla pericolosità, di produrre le prime mappe nazionali sul rischio sismico.

Recentamente è stata sviluppata la piattaforma IRMA (Italian Risk MAps, Borzi et al. 2018), descritta in Dolce et al. 2019. Essa costituisce un ambiente web di condivisione che utilizza come motore di calcolo OpenQuake (sviluppato dalla Fondazione GEM) e nella quale sono confluiti i risultati e i contributi di ciascun gruppo di ricerca sul rischio sismico. IRMA fa riferimento al modello di pericolosità MPS04 (Stucchi et al. 2004, 2011), adottato a livello nazionale con l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 3519/2006 e recepito nel 2008 dalle Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M.14.01.2008).

Dal 2009 il DPC ha avviato lo sviluppo di una nuova serie di strumenti per la valutazione del rischio sismico con il supporto della Fondazione EUCENTRE, permettendo lo sviluppo di nuove mappe di rischio per il territorio nazionale condivise dalla comunità scientifica. I risultati del progetto, coordinato dal DPC, hanno fornito la base dei contenuti di SICURO+ (Sistema Informativo di ComUnicazione del RischiO, https://www.sicuropiu.it), ossia una piattaforma che ospita un tool che interagisce con il cittadino  attraverso fasi successive, ed è progettato per consentirne l’uso anche ad utenti privi di particolari conoscenze informatiche o di formazione tecnico-scientifiche in ambito sismico.

Un dossier redatto alcuni anni fa dal Servizio Sismico Nazionale ha stimato che, simulando alcuni forti terremoti del passato (ad esempio gli eventi del 1693 o 1908), si possano raggiungere e superare le 400.000 vittime e/o feriti, 300.000 senzatetto solo nelle 10 città-campione prese in considerazione. I fattori che entrano in gioco in tale calcolo, catalogati nel SIGE (Sistema Informatico di Gestione delle Emergenze) della Protezione Civile, sono diversi. Oltre alla densità abitativa, vi è la vulnerabilità degli edifici, definita in base all'epoca e ai materiali di costruzione (Fig. 4), l'altezza degli immobili e la tipologia dei terreni di fondazione. Su questi elementi sono stati generati i cosiddetti "scenari di danno": Catania risulterebbe essere la città più colpita, con ben 160.000 fra morti e feriti, e 136.000 senzatetto; Messina si troverebbe 110.000 cittadini fisicamente coinvolti e 95.000 sfollati, mentre i numeri della città di Siracusa sarebbero di oltre 60.000 morti e feriti e 49.000 senzatetto. Preoccupante anche l'impatto su Ragusa (32.000 morti e/o feriti e 27.000 senzatetto), Vittoria (26.000 morti e/o feriti e 22.000 senzatetto), Noto (10.000 morti e/o feriti e 8.000 senzatetto)) e Augusta (16.000 morti e/o feriti e 13.000 senzatetto).


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Fig. 4 – Esempio di distribuzione territoriale della vulnerabilità degli edifici in muratura (fonte: progetto Edurisk-INGV).