INGV Osservatorio Etneo

Dati macrosismici dei terremoti regionali

Terremoto di PALERMO

del 06/09/2002 ore 01:21 GMT

Il terremoto, di magnitudo Ml = 5.6, ha colpito il settore occidentale della costa tirrenica siciliana provocando effetti di danno nell’area di Palermo. La scossa, localizzata nel basso Tirreno 45 Km a nord-est da Palermo ad una profondità compresa tra i 10 e i 20 km, costituisce l'evento più energetico di una sequenza sismica che ha interessato tale area con circa 580 scosse registrate nell’arco di un mese, di cui 7 eventi, oltre il mainshock, hanno avuto magnitudo Ml > 4.0.

La distribuzione spaziale delle repliche individua una struttura sismogenetica ad andamento NE-SO, della lunghezza complessiva di circa 20 km; il meccanismo di rottura dell’evento principale è di tipo compressivo, coerentemente ad altri eventi di magnitudo comparabile localizzati nell’ultimo ventennio nel basso Tirreno, tra le isole Eolie ed Ustica.

Il terremoto, sebbene sia di magnitudo moderata e localizzato in mare ad alcune decine di chilometri dalla costa, ha provocato effetti macrosismici anche di rilievo in alcuni contesti specifici. Ciò è dipeso dall’elevato grado di vulnerabilità in cui si trova buona parte dell’edificato di quest’area, sia per problemi derivanti dalla vetustà delle costruzioni – è questo in particolare il caso del centro storico di Palermo – che per particolari condizioni sfavorevoli legate ad effetti di sito (in alcuni quartieri del capoluogo stesso e nel comune di Ficarazzi).

Palermo

Il quadro di danneggiamento è abbastanza variegato e sicuramente influenzato dalla estensione dell’area urbana, che racchiude situazioni molto differenti di vulnerabilità sismica del patrimonio edilizio pubblico e privato. Tale diversità è imputabile non solo a fattori puramente ingegneristici (tipologia costruttiva e stato di conservazione/degrado dell’immobile) ma anche a fattori di tipo geotecnico, legati a condizioni geologiche locali. A quest’ultime va probabilmente riferita la maggior concentrazione del danno in zone specifiche della città che insistono su terreni in larga parte costituiti da sabbie e limi: il centro storico, in particolare le aree costruite sopra i paleo-alvei dei fiumi Kemonia e Papireto; la parte sud-orientale della città, comprendente i quartieri di recente espansione edilizia (post-1960).

I danni al patrimonio monumentale, sebbene enfatizzati nell'immediatezza dell'evento, sono generalmente modesti e limitati a situazioni in cui ha un ruolo rilevante la presenza di quadri fessurativi preesistenti. In molti casi questi sono legati anche a problemi di fondazione, particolarmente rilevanti in presenza di cedimenti differenziali. In generale la gran parte degli edifici monumentali mostrano ancora gli effetti di danno e gli interventi di riparazione dovuti ai terremoti che nel 1726, 1823 e 1940, interessarono Palermo con intensità superiori al 7-8 grado MCS. Nel caso dell’evento del 2002, diverse chiese e alcuni palazzi del centro storico hanno avuto distacchi parziali di cornicioni o di elementi decorativi esterni, che hanno comportato provvedimenti cautelativi per la pubblica incolumità.

Il Palazzo dei Normanni presenta alcune situazioni che destano qualche preoccupazione, ma che sono generalmente riconducibili a problemi preesistenti. La Sala d'Ercole, in particolare, ha subìto il distacco di intonaci e presenta alcune lesioni, la più grave delle quali è passante e interessa la parete alle spalle della Presidenza, di fronte all'entrata; lesioni leggere e distacchi di intonaci e di stuccature sono rilevabili anche in alcune sale adiacenti. La Cappella Palatina non presenta alcun danno, ma un tramezzo alle spalle della cappella mostra una lunga lesione passante. La Torre Pisana rappresenta la situazione più complessa e grave, poiché oltre al distacco di intonaci e stuccature, presenta diverse lesioni sulle volte - che appaiono generalmente preesistenti - ma che indicano un pericoloso meccanismo di apertura delle volte stesse. La Biblioteca, infine, pur presentando alcune lesioni preesistenti alle volte, debitamente monitorate, non ha subito alcun effetto di aggravamento.

La Chiesa di Sant'Anna, tra gli edifici aperti al culto, presenta la situazione più grave ed è stata pertanto dichiarata inagibile (Foto 1). Si rilevano infatti distacchi e crolli di importanti elementi decorativi sia all’esterno che all’interno della chiesa, numerose lesioni anche gravi alle volte nonché il distacco di una porzione di arco di una navata laterale determinato dal fuori piombo del muro perimetrale (Foto 2-6).

La Chiesa di S. Carlo Borromeo presenta il campanile e la cupola lesionati, e la caduta di elementi decorativi dal prospetto esterno. Danni di minore entità sono stati rilevati nelle seguenti chiese ed edifici religiosi: S. Nicolò da Tolentino, S. Basilio, S. Teresa alla Kalsa, S. Caterina da Siena, S. Chiara, S. Ninfa, S. Maria di Porto Salvo, S. Carlo Borromeo, SS. Quaranta Martiri alla Guilla, Oratorio di S. Stefano, Chiesa e Casa dei Crociferi, Monastero di Montevergine, Chiesa e Convento di S. Carlo dei Milanesi, Opera Pia Filippone.

Il Palazzo delle Aquile, sede del Municipio di Palermo, presenta danni maggiori alla cappella, e lesioni varie ai tetti ed alle mura della sala Antinori e di quella consiliare. Tra i palazzi nobiliari si segnalano piccole lesioni a Palazzo Mirto; danni alla torre e lesioni alle pareti ed alle volte di Palazzo Merlo; il distacco di intonaco e pezzi di cornicione ed una lesione che attraversa l’intero edificio di Palazzo La Grutta; l’aggravamento dei danni preesistenti a Palazzo Naselli-Statella di Spaccaforno, già sventrato dai bombardamenti dell’ultima guerra.

Le numerose richieste di sopralluogo riguardanti gli edifici privati sono relative soprattutto ai quartieri più degradati del centro storico ed alla zona sud-orientale della città. Gli edifici in muratura in conci di calcarenite o in mattoni pieni e pietrame costituiscono l’ossatura dei vecchi quartieri del centro storico e presentano un danno tipico con distacco di intonaci, disaggregazione delle angolate murarie, lesioni nelle murature (Foto 7) ed aggravamenti dello stato fessurativo preesistente. Numerosi sono gli edifici fatiscenti e in stato di semi-abbandono nei quali si sono verificati alcuni crolli e che sono stati dichiarati inagibili.

Il settore sud-orientale della città (quartieri Oreto, Brancaccio, Guadagna, Romagnolo, Bonagia e Settecannoli) è caratterizzato prevalentemente da edifici in struttura intelaiata in cemento armato, con parecchie elevazioni fuori terra, che presentano lesioni più o meno rilevanti alle tamponature, soprattutto ai piani bassi (Foto 8-11). In alcuni casi si sono rilevate lesioni capillari anche agli elementi orizzontali del telaio, senza che tuttavia si evidenzino problemi strutturali significativi (Foto. 12).

Altri comuni

Il danneggiamento interessa una fascia estesa circa 80 km sulla costa e nell’immediato entroterra, comprendente 23 comuni. Le località interessate sono le seguenti: Misilmeri, Altavilla Milicia, Altofonte, Bagheria, Baucina, Bolognetta, Capaci, Carini, Casteldaccia, Cefalà Diana, Cefalù, Corleone, Filicudi, Finale, Monreale, Montelepre, Partinico, Pollina, San Giuseppe Jato, Santa Flavia, Termini Imerese, Trabia e Villabate. Gli effetti di danno generalmente osservati sono piccole lesioni alle murature ed ai tramezzi, soprattutto ai piani bassi, e caduta di calcinacci. Solo in situazioni occasionali, per problemi preesistenti, si sono registrati danni significativi di tipo strutturale.

Il comune di Ficarazzi è tra tutti quello che ha riportato gli effetti più significativi, paragonabili a Palermo. Parecchi edifici multipiano in c.a. presentano lesioni diffuse (anche passanti ai piani bassi) alle tamponature (Foto 13-17) che in qualche caso ne mettono certamente in dubbio l'agibilità; per alcuni di essi si sono rilevate anche lesioni capillari alle travi ed agli incastri dei telai senza che tuttavia si evidenzino problemi strutturali significativi, limitati ad una piccola area (Foto 18-19).

Fenomeni sismogeologici

Sono stati censiti due tipi di fenomeni: 1) effetti idrogeologici; 2) effetti di instabilità gravitativa di versante.

Per quanto riguarda i primi, nel bacino termale di Termini Imerese si è osservato un consistente innalzamento del livello piezometrico della falda termale che ha determinato una fuoriuscita naturale di acqua dalle vecchie opere di captazione, non più attive negli ultimi decenni; è stato anche misurato un lieve incremento nella temperatura, di 1.3°C, rispetto alle temperature di 41.0-41.3°C misurate negli ultimi cinque anni. Nell'area di Alcamo alcune sorgenti termali hanno manifestato delle variazioni di temperatura, portata e della composizione dei gas disciolti, ma non è stata osservata alcuna variazione di rilievo nella composizione chimica dei costituenti maggiori disciolti.

Riguardo i secondi nell’isola di Filicudi si sono verificate piccole frane da crollo, in particolare distacchi di blocchi rocciosi probabilmente già instabili dalle pareti più acclivi.

Ben più rilevante la frana che si è verificata nelle vicinanze di Cerda. Si tratta di un movimento superficiale di versante che ha interessato un'area agricola sita in contrada La Signora (Foto 20-23): il corpo di frana si sviluppa su un pendio poco acclive esposto a NE sulla sinistra orografica del fiume Imera Settentrionale, per una lunghezza complessiva di 1,6 km. L’area interessata dal movimento franoso si estende fin quasi l'autostrada “A19” Palermo-Catania, sul fondovalle, ed ha una superficie complessiva di circa 1,4 kmq.

Il dissesto ha interessato i terreni di natura argillosa (Foto 24-25) della formazione alloctona delle "Argille e marne varicolori" (Oligocene inf.-Cretaceo sup.) caratterizzata da un elevato grado di instabilità intrinseca. Nel caso specifico il fenomeno era già in atto da tempo – ne sono prova le vistose deformazioni del manto stradale della stradina che serve alcuni appezzamenti agricoli, le lesioni alle murature di alcune stalle e le rotture periodiche dell’acquedotto di Scillato – ma è stato riattivato dal terremoto grazie anche alle abbondanti piogge dei giorni precedenti.

Il movimento ha provocato la temporanea interruzione della strada comunale (Foto 26-27), e la rottura dell’acquedotto di Scillato che alimenta la città di Palermo (Foto 28-29). Si rilevano inoltre danni vari ad altri manufatti, quali muri di contenimento, piccoli invasi artificiali, un abbeveratoio (Foto 30-32) ed alcuni fabbricati rurali (Foto 33-34).

Bibliografia

Azzaro, R., Camassi, R., D'Amico, S., Mostaccio, A. & Scarfì, L. (2003): Il terremoto di Palermo del 6 settembre 2002: effetti macrosismici. Quad. Geof., 31, 15 pp.

Azzaro, R., Barbano, M.S., Camassi, R., D'Amico, S., Mostaccio, A., Piangiamore, D. & Scarfì, L. (2004): The earthquake of 6 September 2002 and the seismic history of Palermo (northern Sicily, Italy): implications for the seismic hazard assessment of the city. J. Seism., 8, 4, 525-543.

Foto 1. Palermo, centro storico: chiesa di S. Anna

Foto 2. Palermo, centro storico: chiesa di S. Anna, crollo di intonaci e apparati decorativi di un arco

Foto 3. Palermo, centro storico: chiesa di S. Anna

Foto 4. Palermo, centro storico: chiesa di S. Anna, distacco di intonaci

Foto 5. Palermo, centro storico: chiesa di S. Anna, distacco di intonaci

Foto 6. Palermo, centro storico: chiesa di S. Anna, lesione alla volta di una cappella della navata destra

Foto 7. Palermo, centro storico: lesione nella muratura di un vecchio edificio

Foto 8. Palermo, quartiere Oreto: distacco tra due edifici contigui

Foto 9. Palermo, quartiere Oreto: distacco tra due edifici contigui

Foto 10. Palermo, quartiere Oreto: particolare distacco edifici

Foto 11. Palermo, quartiere Oreto: distacco di intonaci esterni in un edificio in c.a. per scollamento tra tramezzature esterne e travi.

Foto 12. Palermo, quartiere Oreto: lesione di una trave in un edificio in c.a.

Foto 13. Ficarazzi: lesioni agli archi delle finestre nella scuola elementare

Foto 14. Ficarazzi: lesione a croce di S. Andrea in un edificio in c.a.

Foto 15. Ficarazzi: particolare delle lesioni nelle tramezzature interne di un edificio in c.a.

Foto 16. Ficarazzi: lesioni nelle tramezzature esterne

Foto 17. Ficarazzi: lesioni nel corpo scala di un edificio in c.a.

Foto 18. Ficarazzi: lesione ad una trave ad angolo di un edificio in c.a.

Foto 19. Ficarazzi: particolare lesione

Foto 20. Cerda, frana: nicchia di distacco

Foto 21. Cerda, frana: nicchia di distacco

Foto 22. Cerda, frana: nicchia di distacco

Foto 23. Cerda, frana: frattura beante lungo la nicchia di distacco

Foto 24. Cerda, frana: frattura beante lungo la nicchia di distacco

Foto 25. Cerda, frana: frattura beante lungo la nicchia di distacco

Foto 26. Cerda, frana: spostamento verticale (circa 1 m) sulla strada comunale nella zona di corona

Foto 27. Cerda, frana: spostamento verticale (circa 1 m) sulla strada comunale nella zona di corona

Foto 28. Cerda, frana: effetti di dilavamento per la rottura dell’acquedotto di Scillato

Foto 29. Cerda, frana: effetti di dilavamento per la rottura dell’acquedotto di Scillato

Foto 30. Cerda, frana: rottura dell'abbeveratoio nella parte apicale del corpo di frana

Foto 31. Cerda, frana: rottura dell'abbeveratoio nella parte apicale del corpo di frana

Foto 32. Cerda, frana: rottura dell'abbeveratoio nella parte apicale del corpo di frana

Foto 33. Cerda, frana: danni gravi ad un fabbricato rurale sul fronte di frana

Foto 34. Cerda, frana: variazione della pendenza originale del piano di campagna, visibile dalla inclinazione del bordo della vasca rispetto alla superficie dell’acqua